lunedì 7 dicembre 2009

Giuseppe Pesce e Giorgio Bertolaso




Il Gen Giorgio Bertolaso è da pochi giorni scomparso.

Un ricordo ai due Aviatori.

giovedì 29 ottobre 2009

Sicurezza volo



Estratto dal MAK P 100 del Corso Urano 1.




(foto apparsa anche su Storia Militare n 106 Luglio 2002)






Doc McKenzie and Burcham Grottaglie 1943 probabili colleghi del fotografo


Non è possibile attribuire il nome al pilota di questo C 200; ma la scelta ricade su due nomi: il ten Giuseppe Pesce o il sergente Spiridione Guiducci, ambedue appartenenti alla sezione dell' 8 Gruppo staccata a Grottaglie.

L' 8^ Gruppo Caccia Terrestri della R.A. era posizionato a Luni-Sarzana e Arena-Metato (PI) con il compito di difendere "in primis" la Forza Navale da Battaglia ed "in secundis" la costa della Toscana : a Grottaglie era presente una "Sezione di Protezione Aeronavale" (4 C200) della 94 Sqdr del Gruppo per rinforzare la difesa della flotta presente nel porto di Taranto.
L'immagine può contenere: una o più persone e spazio all'aperto

L'ultima rotazione della guardia a Grottaglie era stata effettuata il 21 Agosto 1943.

Le vicende poltico-militari presero in quei giorni una "nuova" direzione e a partire dalla sera dell' 8 Settembre gli Alleati s'impadronirono, con il consenso del Re e del Governo italiano, sia del porto di Taranto che, nei giorni seguenti, dell'aeroporto di Grottaglie.
Nelle settimane seguenti, gli Alleati chiusero nel grazioso campo di concentramento di Korba tutti gli altri piloti dell' 8 Gruppo che spontaneamente, rispettando le "reali" regole dell'Armistizio (Unconditional Surrender, ndr), si erano andati a consegnare negli aeroporti scelti dagli alleati.

L' 8 Gruppo del Magg. Bacich infatti dovette affrontare nei giorni appena successivi all' 8 Settembre lo stesso dilemma della FF.NN.BB. dell'Amm. Bergamini: consegnarsi agli alleati, come imponevano le regole dell'Armistizio oppure adottare altre decisioni "sulla pelle del tamburo".

L' 8 gruppo, unico tra i gruppi della caccia, si consegnò agli Alleati, rispettando le condizioni dell'Armistizio, e quasi compatto (22 C200) si presentò all'atterraggio il 12 Settembre 1943 in aeroporti controllati dagli Alleati, prima in Sicilia poi in Tunisia; in pratica mancò solo la sezione staccata dei 4 C 200 inviata a Taranto; in realtà mancarono due C200 che allontanarono dalla formazione (MM 5857 e MM 8174).

La sezione di protezione aeronavale al comando del Ten Giuseppe Pesce rimase, invece, a Grottaglie in attesa di ordini, senza "sbandare", ricongiungendosi il 2 Ottobre con gli altri piloti del Gruppo quando questi furono rilasciati dal campo di concentramento tunisino.

Appena si presentò l'occasione di andare in volo (12 Ottobre 1943), il Comandante la squadriglia ed un gregario, con le nuovissime coccarde italiane, fecero alcuni passaggi bassi sull'aeroporto di Grottaglie, ormai invaso da ex-nemici non ancora alleati.

Un aviatore inglese del Wing 244 immortalò in quest'immagine il passaggio "basso" di uno dei due C 200.
Purtroppo oltre a radere l'erba, un C 200 colpì uno spettatore.
Una volta atterrato il velivolo del Ten Pesce presentava delle strisce rosse e il Capo Squadriglia pensò che l'incidente fosse da lui causato.
Esaminando però l'altro aereo risultò evidente il colpo sulla semiala del C200 del gregario.
Le righe rosse sul C200 del capo formazione erano dovute al rosso della nuova coccarda che non si era ancora asciugato. (lettera del Gen. Whitley 30.9.1943)

A quei tempi non si parlava ancora di Sicurezza Volo.

Penso che il Col Pesce avrebbe messo agli arresti il Ten. Pesce.

Ma grazieaddio i due non si incontrarono mai.

Fino ad oggi.

P.S. Il serg. Guiducci fu messo agli arresti e congedato nel 1944, passando ad una nuova attività.
Anche i due disertori che avevavno abbandonato la formazione furono processati.

Al Magg. Mario Bacich restò il cruccio di non aver potuto difendere le FFNNBB dell'Amm. Bergamini, suo "Ottimo" amico".

A Giovanni Pesce è rimasto il dovere di capire che cosa sia effettivamente successo alle FFNNBB il giorno 9 Settembre 1943.

PPS Il 22 Agosto 1943 il Ten pil. Giuseppe Pesce ottenne l'abilitazione sul C202, a Caselle Torinese, assieme al Ten Pil Aldo Allegra.

I C200 dell'8 Gruppo erano caratterizzati dall'apparato radio utile per avere informazioni dal guida caccia o dalla FFNNBB.


Un manifestino lanciato sulle basi aeree del Nord, per convincere i piloti del Nord a seguire l'esempio dell' 8^ Gruppo (Sqr 92 & Sqr 94) che si era consegnato, senza discutere, agli Alleati.

domenica 6 settembre 2009

Interrogazione al Senato sulla firma da parte del Gen. Pesce del contratto MRCA





Senato della Repubblica
VII Legislatura
22 OTTOBRE 1976
30a SEDUTA ASSEMBLEA -
RESOCONTO STENOGRAFICO
.... [omissis]

P R E S I D E N T E. Segue un'interrogazione del senatore Arrigo BoldrilIli e di altri senatori. Poichè sullo stesso argomento esiste anche l'interpellanza 2 ~ 00021 dei senatori Pasti e Anderlini, propongo che l'interrogazione e l'interpellanza siano svolte congiuntamente.
Non essendovi osservazioni, così rimane stabilito.
Si dia lettura dell'interrogazione e dell'interpellanza.

V E N A N Z E T T I, segretario:

BOLDRINI Arrigo, PECCHIOLI, DONELLI, TOLOMELLI.
~ Al Ministro della difesa.
Per sapere:
1) se, stando ai precedenti accordi assunti a suo tempo dal Ministro con altri Paesi, prima del 30 giugno 1976, per la produzione dell'apparecchio MRCA, si intende provvedere, ed in base a quale piano di finanziamento, alla produzione ed all'acquisto di tale velivolo, i cui impegni definitivi dovrebbero essere assunti entro il 31 dicembre 1976;
2) quali giudizi di carattere generale, tecnico, militare ed operativo sono stati espressi dagli organi competenti per le prove dei diversi prototipi, secondo le esigenze della difesa nazionale, e se i tre Governi impegnati nel programma MRCA, alla luce delle esperienze fatte nel corso delle varie fasi dalla progettazione alle sperimentazioni in corso, confermano la validità delle scelte compiute;
3) quali accordi o intese di massima sono stati concordati sul particolare rapporto tra la lira ed il marco tedesco, per impedire assegnazioni alle industrie nazionali per la coproduzione di tale apparecchio;
4) quali sono le previsioni per la vendita sul mercato europeo ed internazionale dell'MRCA, avendo ben presente come in questi ultimi tempi altri Paesi con velivoli altamente qualificati concorrono con successo al rinnovamento delle flotte aeree militari dei diversi Stati interessati.

PASTI, ANDERLINI. ~ Al Ministro della difesa. ~ Per sapere se risponda a verità quanto riportato recentemente da una rivista specializzata aeronautica, e cioè che « il 29 luglio scorso il ministerial-director Hans Eberhard per la Repubblica federale tedesca, sir Douglas Lowe per la Gran Bretagna ed il generale Pesce per l'Italia, hanno firmato un memorandum d'intesa per l'inizio della produzione di serie dell'MRCA ».
ln caso affermativo, per sapere:
a) se tale impegno del 29 luglio sia un atto del passato Governo dimissionario o del nuovo Governo non ancora presentato in Parlamento, in quanto i relativi decreti del Presidente della Repubblica portano entrambi la data del 29 luglio;
b) se, pur senza voler togliere nulla al valore dell'ufficiale citato, sia prassi normale che i generali assumano impegni che determinano rilevanti oneri finanziari o se tali impegni debbano essere assunti da qualificati rappresentanti del Governo, come è avvenuto nel caso specifico per la Germania e l'Inghilterra;
c) se con tale impegno non si sia nullificata ogni possibilità di decisione da parte del Parlamento circa l'MRCA, malgrado questo aereo abbia sollevato molte perplessità e molte discussioni e non ne sia mai stata data nessuna giustificazione operativa;
d) quale significato potrà avere la legge sulla ristrutturazione dell'aeronautica militare quando l'MRCA, che è certamente l'elemento centrale di tale ristrutturazione, ha già determinato una decisione irreversibile presa al di fuori di ogni controllo parlamentare e, sembrerebbe, perfino governativo.

P A S T I. Domando di parlare.
P R E S I D E N T E. Ne ha facoltà.
P A S T I. Onorevole Presidente, onorevole rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, una rivista specializzata di areonautica (sic!) ha pubblicato neI numero di ottobre una notizia di notevole interesse, cioè che il 29 luglio scorso un rappresentante della Repubblica federale tedesca, un rappresentante della Gran Bretagna e il generale Pesce per l'Italia hanno firmato un memorandum di intesa per la produzione in serie dell'MRCA.
Come è noto, si tratta di un aereo che dovrebbe svolgere ruoli multipli di impiego bellico.
La rivista è una rivista seria; la notizia è corredata da una fotografia dei rappresentanti delle tre nazioni che firmano il memorandum ed inoltre nella comunicazione si precisa che la firma di questo importante impegno da parte dei tre governi ha permesso nella stessa giornata di dare il via a tutta una serie di contratti.
Vorrei chiedere all'onorevole rappresentante del Governo se questa notizia risponda a verità perché, in. caso affermativo, essa farebbe sorgere vari interrogativi. Il 29 luglio è il giorno nel quale il Presidente della Repubblica ha firmato i decreti di accettazione delle dimissioni del passato Governo e della costituzione del nuovo. L'impegno di cui sopra costituisce l'ultimo respiro di un Governo dimissionario e dimissionato oppure il primo vagito di un neonato nuovo Governo nelle sue primissime ore di vita? È prassi normale che un generale firmi un accordo che comporta una grossa spesa per il paese?
Questa domanda non vuole togliere nulla all'apprezzamento del generale Pesce che è uno dei più brillanti ufficiali dell’aeronautica; però il generale certamente non ha agito di sua iniziativa, ma ha seguito precisi ordini: ordini dati da chi?
Questo ,impegno è stato preso, come molti precedenti, all'insaputa del Parlamento: quale spazio decisionale è rimasto al Parlamento stesso quando tutto è ormai regolato? Quale spazio decisionale potrà avere il Paramento nei confronti della legge sulla ristrutturazione dell'aeronautica militare quando l'MRCA, che è l'elemento centrale di tale ristrutturazione, ha già determinato da parte del Governo una decisione reversibile che, formalmente almeno, sembrerebbe essere stata presa addirittura al di fuori degli stessi Organi responsabili deI Governo?
Questo accordo ~ sempre naturalmente che la notizia risponda a verità ~ sembra essere l'ultimo di una lunga serie di decisioni prese dal Governo senza nessun intervento del Parlamento, neppure per autorizzare i relativi finanziamenti. In occasione della visita compiuta il 12 scorso all'accademia aeronautica gli intervenuti hanno ampiamente documentato quest'aspetto del programma dell'MRCA.
Forse altri, più pratici di me, potranno ritornare su quest'argomento, ma io vorrei concentrare le mie osservazioni sull'aspetto operativo perché la decisione del Governo condiziona profondamente tutta la nostra politica di difesa. In realtà, di questo aereo non è mai stata data nessuna giustificazione operativa.
Nell'appunto che il Ministero della difesa inviò al CIPE il 22 giugno 1970 per ottenere i fondi necessari per il proseguimento del programma, la giustificazione operativa del programma stesso è liquidata in una sola frase, tra l'altro tiepida e prudente:
« Per una completa valutazione delle diverse implicazioni del programma MRCA occorre tener presente che non esistono, a parere della Difesa, valide ed economiche alternative per dotare l'aeronautica militare di un velivolo avente analoghe prestazioni». Il Ministero della difesa non chiarisce quindi in alcun modo se e perché sia necessario l'MRCA o un aereo di analoghe caratteristiche e prestazioni.
Anche se non è mai stato ammesso ufficialmente, l'unico impiego che può giustÍficare le sofisticazioni e il costo di questo aereo è quello di vettore nucleare. Lo esplosivo convenzionale, per la sua relativamente modesta potenza, richiede un numero
di mezzi aerei il cui costo sarebbe assolutamente insostenibile per il nostro paese.
Le stime ufficiali tedesche, pubblicate dalla stampa del maggio scorso, valutano il costo dell'aereo a 30 milioni di marchi più il 50 per cento per le attrezzature necessarie al funzionamento dell'aereo stesso: un totale di 45 milioni di marchi ad aereo, che, ad un cambio prudenziale, corrispondono a circa 16 miliardi di lire per aereo. Una spesa in questo genere può essere giustificata solo per portare a segno quell'unica arma nucleare che da sola determinerebbe distruzioni terribili. Naturalmente questo aereo può anche portare esplosivi convenzionali, tuttavia un impegno di questo genere avrebbe lo stesso significato di un impiego da parte di una famiglia povera e dissestata, quale è purtroppo la famiglia italiana, di una Rolls Royce per andare a fare la spesa al mercato al mattino.
Per meglio comprendere l'importanza di questa scelta nucleare fatta dal Governo vorrei ,ricordare a me stesso che esistono due famiglie di armi nucleari completamente diverse l'una dall'altra: le armi nucleari strategiche e le armi nucleari tattiche.
Le armi nucleari strategiche sono quelle che colpirebbero rispettivamente l'Unione Sovietica e gli Stati Uniti.
Il loro numero, la loro diversificazione, la mobilità e la protezione dei mezzi vettori è tale che un eventuale impiego determinerebbe la distruzione di entrambi i contendenti e di gran parte dell'umanità.
Esse non sono quindi più armi militari nel senso che non possono essere impiegate, ma sono strumenti politico-psicologici ed è per questa ,ragione che i negoziati per la loro riduzione sono così complessi e difficili mentre in realtà le capacità distruttive reciproche delle due potenze sono così elevate da rendere assolutamente irrilevanti eventuali sbilanciamenti. Queste armi costituiscono il deterrente, cioè impediscono uno scontro frontale tra Stati Uniti e Unione Sovietica.
Sono queste armi che hanno determinato una brusca svolta, per fortuna per n meglio, nelle relazioni tra le due massime potenze mondiali
Quando a seguito della crisi missilistica di Cuba Kennedy e Kruscev si resero conto che un conflitto avrebbe determinato perdite gravissime per entrambe le parti, perché già allora le armi nucIeari di cui esse disponevano avevano un'enorme potenza, entrambi compresero che l'era della guerra fredda era per sempre finita e che la coesistenza era irreversibile, Dalla coesistenza pacifica le due potenze sono poi passate alla collaborazione che continua ancora oggi malgrado tutte le dichiarazioni verbali americane dovute al periodo elettorale.
Le armi nucleari strategiche non sono schierate in nessun paese NATO e quindi neanche in Italia, e non ci interessano direttamente. Le armi nucleari tattiche differiscono sostanzialmente da quelle strategiche in quanto esse sarebbero impiegate per distruggere i paesi alleati deIla NATO e del Patto di Varsavia ma non l'Unione Sovietica e gli Stati Uniti.
Mentre quindi l'impiego delle armi strategiche sarebbe una decisione irrazionale e suicida, l'impiego delle anni tattiche è una decisione che può essere presa con un rischiosità estremamente minore per i due grandi.
Un impiego di armi, tattiche provocherebbe per reazione un analogo impiego di armi tattiche da parte dell'avversario con la conseguente distruzione dell'Europa ma con danni molto limitati per l'Unione Sovietica con nessun danno per gli Stati Uniti. Questa considerazione spiega e chiarisce perché siano stati proprio gli Stati Uniti ad aver imposto lo schieramento di armi nucleari tattiche in Europa.
Precisa Schlesinger, all'epoca segretario americano della difesa, nel suo rapporto al Congresso per il bilancio Difesa del 1976: “ Nel caso dell'Europa noi abbiamo tre ragioni fondamentali per il nostro schieramento:
1) mantenere una capacità nucleare di teatro operativo è essenziale quale deterrenza fino a quando il Patto di Varsavia schiera sue proprie forze nucleari di teatro operativo. Esse aiutano a scoraggiare l'uso di armi nucleari da parte del Patto e, assieme alle nostre forze nucleari strategiche e alle forze convenzionali, forniscono un deterrente generale per tutta la gamma di possibili aggressioni;
2) se il deterrente fallisce (cioè ,se si verifica un conflitto in Europa) le nostre capacità nucleari di, teatro operativo prevedono una possibilità di opzioni limitate e controllate diverse dall’uso anticipato delle forze strategiche americane e alleate;
3) in consonanza con la strategia NATO della risposta flessibile, noi non escludiamo l'impiego delle armi nucleari da parte degli Stati Uniti e dei suoi alleati se ciò fosse necessario per contenere e respingere un attacco convenzionale maggiore da parte del Patto di Varsavia ».

Onorevoli colleghi, vorrei osservare quanto segue.
Primo: la NATO è stata la prima ad introdurre in Europa le armi nucleari tattiche e ne ha attualmente oltre 7.000, mentre il Patto ne ha circa la metà, tutte schierate nell'Unione Sovietica. Il miglior sistema per evitar l’uso e l'impiego di armi nucleari in Europa è quello di distruggere tutte le armi nucleari tattiche americane e sovietiche.
Secondo: l'impiego di armi nucleari tattiche in Europa salverebbe probabilmente gli Stati Uniti, ma distruggerebbe l'Europa. Non mi pare che questa sia una difesa per noi accettabile.
Terzo: l'esplicita dichiarazione che noi impiegheremmo per primi le armi nucleari non può che accrescere il pericolo della distruzione dell'Europa.

Onorevole Presidente, onorevole rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, in questa situazione assume naturalmente una importanza determinante il controllo dell'impiego delle armi nucleari tattiche. È diffusa anche in ambienti qualificati l'opinione che tale impiego sia soggetto al sistema della «doppia chiave », cioè che esso sia soggetto ad una preventiva autorizzazione degli Stati Uniti e della nazione dalla quale partirebbe l'impiego. Quest' opinione non ha nessuna relazione con la realtà. Fui io nel marzo del 1959 a inventare questo sistema quando negoziai con i rappresentanti degli Stati Uniti il memorandum per l'installazione e l'impiego dei missili « Jupiter» in Puglia. Il memorandum che porta la mia firma quale sottocapo di stato maggiore dell'aeronautica dell'epoca (incidentalmente vorrei osservare che tutti i documenti che scottano dal punto di vista politico sono firmati dai sottocapi, come quello, per esempio, del generale Pesce); il memorandum, dicevo, al punto 8, precisa che la decisione di lanciare queste armi sarà presa dal comandante supremo alleato soltanto in accordo con i Governi degli Stati Uniti d'America e d'Italia ».

Questo doppio controllo era possibile per i missili {{Jupiter}} per due ragioni:
la prima è che essi richiedevano per il lancio il contemporaneo sbloccaggio di due congegni di sicurezza. Erano cioè necessarie due persone che contemporaneamente con due chiavi ~ da cui il nome ~ rimuovessero le due sicurezze.
Nella pratica due ufficiali, uno americano ed uno italiano, erano sempre di servizio presso ciascun missile e avrebbero ricevuto l'ordine d'impiego da due canali distinti, uno italiano e uno americano. La seconda ragione è che l'ufficiale italiano anche in caso di guerra restava sempre dipendente esclusivamente dal comando italiano. Le armi tattiche schierate attualmente in Italia sono invece sotto esclusivo controllo americano; gli americani hanno loro mezzi vettori, mentre anche gli equipaggi dei mezzi vettori italiani in caso di guerra passerebbero sotto il comando alleato, cioè riceverebbero ordini emanati dal comandante supremo alleato che è sempre un generale americano.
Data l'importanza di questa mia precisazione, che forse potrà sollevare sorpresa se non incredulità, ritengo doveroso confermarIa con una citazione americana di indubbia autorevolezza. Durante un'indagine conoscitiva de! Congresso americano del 22 maggio e 29 maggio 1973 (la documentazione è in vendita libera alla libreria del Congresso) si svolse il seguente dialogo tra il Senatore Symington e il generale Goodpaster.
«Symington: nel caso di una decisione di usare armi nucleari da parte di forze americane, questo impiego richiede il permesso di qualche paese NATO prima che tali armi possano essere usate nel territorio NATO o sopra di esso?
«Goodpaster: la procedura è quella che ha precedentemente descritta, senatore. La richiesta giungerebbe a me (dai comandi subordinati). La mia richiesta quindi, se io considero che sia necessario l'impiego di tali armi, va al Presidente. L'accordo NATO, richiede che ci sia una consultazione internazionale nel caso che il tempo permetta una consultazione. Ma la decisione stessa resta con la potenza nucleare, cioè gli Stati Uniti in questo caso.
«Symington: se viene deciso da parte degli Stati Uniti di usare armi nucleari, ma altre nazioni NATO non sono d'accordo, quante delle 7.000 armi nucleari della NATO non sarebbero disponibili per SACEUR (comandante supremo alleato)?
Goodpaster: la mia raccomandazione, se noi stiamo parlando di impiego selettivo e non di impiego generale, concernerebbe uno specifico numero di armi per uno specifico scopo. Ora nelle circostanze da voi descritte una volta che la ,decisione della potenza nucleare mi venga data in risposta alla mia richiesta e se la situazione continua a richiedere l'impiego di tali armi, io dirigerò il loro uso. Tutte 7.000 saranno disponibili per tale impiego ».
Poiché è facile prevedere che l'impiego di armi nucleari, costituendo una gravissima discontinuità nel conflitto, verrà richiesto soltanto in casi di estrema urgenza, è facile :prevedere che non vi sarà tempo per una preventiva consultazione con i paesi interessati il cui parere contrario, comunque, non impedisce l'impiego americano.
Per ritornare al problema specifico di questa interpellanza, mi 'rendo naturalmente conto che la cancellazione del programma MRCA farebbe restare senza lavoro 1e maestranze attualmente impiegate alla costruzione dell'aereo.
È questo un problema che dovrà essere studiato e risolto nel migliore dei modi per salvaguardare i diritti dei lavoratori.
Vorrei tuttavia esprimere in una breve sintesi il significato reale, vero, profondo del programma MRCA.
Con la costruzione di questo aereo l'Italia spenderà 1.600 miliardi per diventare corresponsabile della distruzione nucleare del nostro paese quando gli americani a loro esclusivo giudizio e per il loro interesse lo giudicheranno necessario.
Non mi pare che questo risultato sia in consonanza con la difesa della Patria e neppure incidentalmente con i principi dell'Alleanza atlantica.
(Applausi dall'estrema sinistra).


P R E S I D E N T E. Il Governo ha facoltà di rispondere all'interpellanza

* C A R O L I, sottosegretario di Stato per la difesa. Rispondo alle considerazioni che adesso sono state svolte dall'interpellante senatore Pasti e contemporaneamente rispondo anche all'interrogazione del senatore Arrigo Boldrini e di altri senatori.
Il senatore Pasti con la sua interpellanza, ma soprattutto con le considerazioni che ha svolto or ora, ha posto una serie di quesiti cui a nome del Governo do in questo momento risposta in termini molto sintetici.
La prima domanda che è stata posta è questa: è stato l'attuale o il precedente Governo a firmare il memorandum di cui si fa cenno nella interpellanza? Ebbene, è il precedente Governo che effettivamente ha autorizzato la firma di questo memorandum, soprattutto anche pressato da una campagna di stampa, a noi tutti nota, che aveva sensibilizzato l'opinione pubblica sui riflessi negativi sulla occupazione del settore che avrebbe avuto un eventuale recesso dell'Italia dal programma MRCA, che nell'ambito della ristrutturazione dell',aeronautica militare prevede appunto la produzione di un velivolo del tipo MRCA con carattere polivalente, congiuntamente ad altri due paesi della Comunità europea.
Si è detto: chi ha firmato per l'Italia questo memorandum? Lo ha detto l'interpellante.
È stato il generale di squadra aerea Giuseppe Pesce sulla base di una delega conferita con apposito decreto ministeriale; ed è stato prescelto il generale Pesce perché a quell'epoca rappresentava il Ministro nell'ambito del comitato politico direttiva del programma MRCA di cui abbiamo parlato.
Peraltro devo anche dire che questa qualifica rivestivano anche i due rappresentanti degli altri due paesi che hanno firmato insieme a noi quel memorandum.
In ogni caso in quel momento era come se avesse firmato il Ministro perché il generale Pesce aveva la delega a tutti gli effetti di legge, sulla base del decreto ministeriale che fu firmato dall'allora Ministro della difesa.
È stato detto che il Parlamento è stato trascurato. Rispondo subito che proprio nel memorandum è stata prevista una clausola secondo cui all'Italia è data la facoltà di recedere da questo programma entro il 30 novembre di quest'anno. E proprio per dare la possibilità, come è giusto che sia, al Parlamento di dire la sua parola definitiva, quindi di fare una scelta, quindi di adottare la decisione definitiva, è stato presentato da parte del Governo un disegno di legge che proprio in questi giorni è all'esame della Commissione difesa della Camera dei deputati e quanto prima verrà esaminato dalla Commissione difesa del Senato in sede deliberante, o in Aula, proprio perché il Parlamento possa esprimere definitivamente il suo giudizio che non è in alcun modo né menomato né alterato nè diminuito dagli accordi precedenti.
Noi siamo nelle condizioni, se il Parlamento dovesse essere di avviso contrario, di recedere dagli accordi che abbiamo stipulato. Infatti nella fase delle trattative a livello internazionale è necessario a volte (e questo il generale Pasti lo sa molto bene perché quanto era al vertice della gerarchia militare ha partecipato a riunioni a carattere internazionale anche in rappresentanza del Governo) dare un certo affidamento agli altri paesi interlocutori per poter avviare concretamente le trattative stesse e quindi arrivare a risultati positivi.
Ma come avviene anche per tutti i trattati che si concludono indipendentemente dal settore militare tra il nostro paese e gli altri paesi, questi si firmano ma con la clausola « salvo ratifica da parte dei Parlamenti nazionali dei rispettivi paesi »; il che ~ credo ~ non menoma la sovranità del Parlamento ma corrisponde all'esigenza di procedere nella maniera più rapida e snella possibile allo svolgimento delle trattative.
Per quanto riguarda tutte le considerazioni, relative alla validità operativa di questo tipo di velivolo, insieme a lei, senatore Pasti, ho partecipato a quell'incontro che abbiamo avuto unitamente alle Commissioni difesa della Camera e del Senato a Pozzuoli.
In quella sede abbiamo potuto ascoltare l'illustrazione che il capo di stato maggiore dell'aeronautica ci ha fatto di questo tipo di velivolo, di questo programma MRCA.
Ebbene, io non sono un tecnico come lei, però da politico credo di poter esprimere un giudizio positivo sulla validità del programma, soprattutto sulla validità operativa del velivolo MRCA. Si tratta ovviamente di opinioni diverse che troveranno la loro verifica in seno al Parlamento. Guai se non ci fosse un pluralismo di posizioni, di valutazioni intorno alla validità di un aereo che è costoso, proprio secondo le indicazioni da lei fornite. Mi preme però dire che sulla validità di questo velivolo è stato espresso un giudizio positivo dal Consiglio superiore delle forze armate, dal comitato dei capi di stato maggiore nonchè nei controlli effettuati dagli organi tecnici dei paesi interessati. Non abbiamo proceduto senza cognizione sulla capacità operative di questo velivolo, ma siamo stati suffragati dal parere di coloro che hanno competenza specifica in questo settore.
A N D E R L I N I. Anche nel caso della Lockheed sono stati dati i pareri.
C A R O L I, sottosegretario di Stato per la difesa. Lasciamo stare il caso Lockheed che è diventato un motivo da richiamare tutte le circostanze. Credo che al riguardo sia opportuno attendere le conclusioni della Commissione inquirente.


B O L D R I N I A R RIG O. Molte cose sono già venute fuori.

C A R O L I, sottosegretario di Stato per la difesa. E dovrebbe semmai essere il Governo a risentirsi e, aggiungo, ogni membro del Parlamento, perché vi è stata una fuga di notizie, tant'è che c'è stato un intervento del presidente della Camera Ingrao il quale ha voluto ricordare che la commissione inquirente, nello svolgimento del suo lavoro, è come se fosse un pubblico ministero e quindi è vincolata al segreto istruttorio.
Tira l'altro non mi ,sembra che la fuga di notizie sia avvenuta attraverso canali della parte politica di cui sono espressione.
Dicevo quindi che siamo, nelle condizioni di poter decidere come Parlamento di qui a qualche giorno, non appena la Commissione difesa della Camera dei deputati avrà deciso al riguardo.
Però ho il dovere di informare il Senato che il ritiro dal programma avrebbe delle ovvie ripercussioni sui livelli occupazionali nell'industria del settore, oltre a ripercussioni di carattere internazionale, e comporterebbe per l'Italia la rinuncia ad un notevole patrimonio tecnologico conseguente all'attività di studio e di sviluppo connessa al programma.
Per quanto concerne poi il problema del mutevole andamento dei valori di cambio cui credo che il senatore Boldrini faccia, riferimento nella sua interrogazione, faccio presente che sono stati concordati opportuni correttivi per evitare proprio quelle sfavorevoli ripercussioni.
Relativamente alle prospettive commerciali, è da considerare che il campo europeo non esistono velivoli operativamente paragonabili al velivolo MRCA, mentre in campo nordamericano i mezzi di equivalenti prestazioni vengono prodotti a costi più elevati, di modo che si può ragionevolmente ritenere che questo velivolo, che ha già suscitato notevole interesse in campo internazionale, si presenti sul mercato in una favorevole situazione concorrenziale.

B O L D R I N I A R RIG O. Domando di parlare.

P R E S I D E N T E. Ne ha facoltà.

BOLDRINI ARRIGO. Onorevole Presidente, onorevole Sottosegretario, non credo che possa dichiararmi soddisfatto o insoddisfatto data la delicatezza della materia e data anche l'esigenza di un approfondimento.
Credo che siamo di fronte ad uno di quei nodi che diventano politici per tutte le questioni che riguardano l'armamento italiano e che sono poi particolarmente seri per quanto riguarda le indicazioni che sono venute fuori dall'intervento del senatore Pasti, a proposito cioè dell'inquadramento strategico generale del nostro paese, e soprattutto per le implicazioni economiche alle quali il Sottosegretario si è riferito a proposito della legge presentata per l'armamento dell'aeronautica.
Intendo solo sottolineare alcune questioni.
Anzitutto ci troviamo di fronte ad una scelta obbligata. anche se debbo ricordare
a me stesso che nel maggio del 1976 il Ministro della difesa dell'epoca aveva dichiarato che il Parlamento italiano poteva decidere meno.
Subito dopo questa dichiarazione però ci sono state le firme dei protocolli, per cui ormai siamo su una linea purtroppo già prestabilita, al punto che lo Stato italiano ha già speso 162 miliardi per i finanziamenti, con contratti relativi con ditte specializzate valutabili a circa 35 miliardi.
Qui è il punto più delicato: un'operazione, che è cominciata nel 1967 con il primo
incontro degli stati maggiori del Belgio, dell’Olanda, della Repubblica federale tedesca e del nostro paese, è continuata all'insaputa del Parlamento, Sicchè fino dal 1969 non abbiamo saputo quale sia stato il rappresentante del Governo che ha firmato il primo accordo o in quale sede di Governo si sia discussa la questione. Inoltre il 29 settembre del 1970 il CIPE deliberava i fondi necessari, sia pure tenendo conto di varie situazioni, sfuggendo al finanziamento attraverso il bilancio della difesa, che è stato completamente assente da questa questione. Infine voglio ricordare che nel corso di questi armi sono stati erogati diversi finanziamenti, con quindici o sedici decreti del Tesoro o della Difesa, di cui il Parlamento non è mai stato investito.
Questo è uno degli aspetti più importanti.
La mia non una critica a lei, onorevole Sottosegretario, ma ad una condotta generale.
Un' operazione di questo genere, cominciata nel 1967, si trascina fino al 1976, data in cui il Parlamento è investito di un disegno di legge che l'attuale governo Andreotti si è premurato di presentare. È comprensibile quindi la delicatezza della situazione e delle contrapposizioni politiche e militari che si sono venute determinando. Ma io avevo fatto anche un'altra domanda, alla quale credo che lei non abbia voluto rispondere, forse per non entrare nel merito di questioni di carattere tecnico, cosa che non voglio fare neanche io.
Comunque volevo sapere se questa scelta dell'MRCA, da un punto di vista generale, politico, tecnico e strategico, aveva avuto tutti i crismi.
Mi permetto di far presente che nonostante il primo volo del S novembre 1975 di un prototipo a Caselle (Torino) e nonostante il volo del 20 dicembre, in Inghilterra, di un altro prototipo (06), erano sorte delle difficoltà serie che riguardavano il coordinamento dell'attività e dei memorandum fra i tre governi. Vi erano anche valutazioni che avevano posto su posizioni diverse i tre capi di stato maggiore della Repubblica federale tedesca, dell'Italia e dell'lnghilterra ed infine si manifestarono molti contrastanti interessi delle industrie dei tre paesi impegnati nel consorzio.
Come avete risolto questi problerni? Fino adesso non ne sappiamo nulla. Sappiamo solo che si continua per questa strada.
Ci sono poi delle questioni tecniche estremamente delicate. Mi rimetto qui agli esperti.
Avevamo scelto inizialmente il velivolo MRCA monoposto, tenendo conto di alcune nostre esigenze nazionali ed economiche, poi si è arrivati al biposto per insistenza degli altri paesi sollevando quella serie di problemi di carattere politico e tecnico estremamente delicati.
Abbiamo accettato questa soluzione perché la Repubblica federale tedesca ed altri paesi hanno voluto la versione biposto e le autorità italiane la hanno accettata anche se le «prestazioni e le caratteristiche del biposto sono ,più ampie di quelle iniziali». Qual è la ragione di questo cambiamento? È solamente tecnica o investe scelte politiche e strategiche?
Infine vorrei ricordare che voi stessi avete ammesso di trovarvi di fronte ad alcune questioni estremamente delicate. Sappiamo che quest'arma sofisticata ha un particolare sistema che si riferisce alla individuazione dell'area ed ha un altro sistema che segue il terreno per cui l'apparecchio dovrebbe sfuggire al controllo dei radar e che rappresenterebbe una delle caratteristiche essenziali. Ebbene la sperimentazione per quanto è dato sapere non è che sia sul piano tecnico scientifico arrivata ad una soluzione assoluta!
Se non è vero lo si precisi.
Ecco perché dico che anche da questo punto di vista vi sono dibattiti e puntualizzazioni che investono problemi politici e di carattere tecnico.
In conclusione, sappiamo benissimo che ormai da questo punto di vista gli stati maggiori si sono pronunciati, ma lo hanno fatto con quella dichiarazione che ha ricordato il senatore Pasti e cioè: dopo gli incoraggianti risultati emersi si dà il via all'autorizzazione della produzione.
Il memorandum di questa decisione contiene diversi omissis, per cui la dichiarazione potrebbe considerarsi molto lapidaria o anche molto prudente.
Inoltre, onorevole Sottosegretario, lei ha detto, mi pare con molta leggerezza, mi perdoni, che quest'apparecchio avrà indubbiamente un suo mercato mondiale.
Voglio solo ricordare che negli anni '80 saremo di fronte ad un mercato mondiale di circa 2.000 apparecchi (questi sono i dati forniti dalla Comunità europea). Quale area di questo mercato mondiale occuperà l'MRCA, ci troveremo a discuterlo al momento opportuno.
Vorrei solo far presente che in questo momento, per apparecchi diversi, che non sono certamente l'MRCA, il Belgio, i Paesi Bassi,la Danimarca, la Norvegia hanno già fatto grossi accordi con gli Stati Uniti d'America sia sul piano degli acquisti sia sul piano della co-produzione. Mi rendo benissimo conto che l'MRCA si deve valutare sul piano di una tecnologia europea esperimentata ed acquisita, ma, se mi permette, direi che siete partiti senza ricercare una volontà comune europea e senza aver risolto il problema annoso della standardizzazione degli armamenti della NATO.


P A S T I. Domando di parlare.

P R E S I D E N T E. Ne ha facoltà.

P A S T I. Mi manterrò nella replica in limiti rispettosissimi del Regolamento. Ringrazio il rappresentante del Governo per l'esposizione che ha fatto ma non posso certo dichiararmi soddisfatto. Che sia stata messa una clausola sulla possibilità di recedere entro il 30 novembre, è una giustificazione che giustifica molto poco. Se per esempio il Governo ad un certo momento venisse nella decisione che questo aereo non serve (e fra le altre cose che un Governo dimissionario e dimissionato abbia preso un impegno di questo genere mi sembra inopportuno; forse sarebbe stato opportuno che non lo prendesse, ma non mi voglio pronunciare su questioni di opportunità), dovrebbe tener presente che questo impegno ha originato dei contratti nei subfornitori e nei fornitori ed impegna più di quanto non fosse avvenuto prima tutta l'industria nazionale che è quell'industria della quale lei, onorevole Sottosegretario, si preoccupa tanto e mi preoccupo anch'io. Ma penso che ci si sarebbe dovuti preoccupare all'inizio (questa sarebbe stata una decisione saggia); prima di fare un aereo che serve per fare la guerra si doveva dire chiaramente a che cosa doveva servire e se serviva.
Delle dichiarazioni del generale Ciarlo lei ( rimasto soddisfatto ma non so se il generale Ciarlo si sia espresso proprio in maniera da essere compreso bene perché ha detto che questo aereo serve esclusivamente come vettore nucleare e che per fare questo aereo si rinuncia a fare un aereo da caccia intercettore cioè un aereo che sarebbe tipicamente difensivo; mi sembra che questa dichiarazione debba essere messa in rilievo.
l trattati internazionali possono essere seguiti o non seguiti ma nel programma dell'MRCA erano state previste delle tappe propria per consentire al paese che ritenesse non più utile l'MRCA di sganciarsi da questo contratto.
Questo mi pare che non l'abbiamo tenuto presente.
Circa i giudizi positivi di tutti gli esperti, anche sul C130 c'è stato un pieno giudizio positivo di tutti gli esperti possibili ed immaginabili. Ma forse il problema deve essere inteso in un altro modo. Io volevo cercare di dire ~ forse non sono stato abbastanza chiaro ~ che questo programma in realtà impegna la politica di difesa italiana sulla strada nucleare. Quindi mi sembra che questo problema debba essere studiato affrontato e risolto dal Parlamento perché è un problema gravissimo.

P R E S I D E N T E. Seguono due interpellanze, .... [omissis]

venerdì 4 settembre 2009

Sherman




Lo Sherman di Ortona, la Stalingrado d'italia

martedì 1 settembre 2009

Volevo fare l'Ingegnere!

sabato 20 giugno 2009

Targa a ricordo del Gen S.A (a.r.) Giuseppe Pesce




Al Museo di Vigna di Valle è stata scoperta una targa in ricordo del Gen S.A (a.r.) Giuseppe Pesce, fondatore ed ispiratore del Museo stesso.

La foto è del sig. Moscatelli.


venerdì 19 giugno 2009

Alida Valli, Indro Montanelli, Carlo Cugnasca

Uno degli ultimi articoli di Giuseppe Pesce

Storia avventurosa del ten.Carlo Cugnasca in Finlandia ed a Tobruk


La storia del tenente Carlo Cugnasca,pilota del 155° Gruppo Caccia, abbattuto in combattimento a Tobruk il 14 aprile 1941 durante la battaglia per la riconquista della città libica, è legata da un filo invisibile ad alcuni personaggi che lo hanno ricordato spesso senza sapere con precisione come egli sia caduto: Indro Montanelli, il generale Giuseppe Casero, Alida Valli, Stefano Rovagnati e - in ultimo - chi scrive.
Le ricerche da me effettuate hanno potuto mettere in chiaro molti aspetti, che ritengo interessanti, della vicenda.
Alla fine del 1939 l’industria aeronautica italiana vendette 25 caccia Fiat G.50 alla Finlandia; alcuni piloti italiani furono pertanto inviati in quel paese per istruire i piloti finlandesi; a capo della missione era l’allora col, pil. Giuseppe Casero; di essa faceva parte il ten. pil. Carlo Cugnasca di Como.

Nella rubrica “La stanza di Montanelli” del Corriere della Sera del 13 maggio 2001, Stefano Rovagnati pubblicò una lettera diretta ad Indro Montanelli chiedendo di avere notizie di Carlo Cugnasca, visto che il richiedente da molti anni lavorava a Como nell’industria tessile del padre e dei fratelli e che aveva spesso sentito parlare dell’”irruente ed allegro Carlo Cugnasca”, morto in combattimento aereo il 14 aprile 1941 mentre, a bordo di un G.50, scortava su Tobruk una formazione di Ju.87 “Stuka”.

Montanelli rispose sullo stesso foglio di avere conosciuto Carlo Cugnasca ad Helsinki, pochi giorni dopo l’attacco sovietico avvenuto ai primi di novembre 1939.

Scriveva Montanelli: « La Finlandia era entrata, o meglio era stata trascinata, in guerra disponendo soltanto di sei batterie controaeree tutte concentrate nella capitale e di una formazione di dodici caccia di antiquato modello svedese. La nostra fornitura avrebbe dovuto restare top-secret perchè in quel momento la Russia era (grazie al patto Ribbentrop - Molotov) alleata della Germania che era alleata dell’Italia.

Ma il segreto su quei 25 modernissimi apparecchi era impossibile da tenere anche perchè l’irruente ed allegro Cugnasca era subito diventato popolarissimo, e lo fu ancora di più quando si seppe che, incontrato in volo di istruzione un apparecchio da bombardamento sovietico - lento e pesante come lo erano tutti quelli in prima fase di operazioni -, volle mostrare dal vero, all’apprendista finnico che gli sedeva accanto, come si faceva a buttarlo giù.
Roba da incidente diplomatico che mandò fuori dei gangheri il nostro Ambasciatore Bonarelli ed il col. Casero, che però aveva per Cugnasca un debole e riuscì ad abbuiare la vicenda…
Stavamo sempre insieme.
Mi seguì a Rovaniemi, ultima Thule dell’estremo Nord. E quando, dopo la battaglia di Salla, dove avevo contratto la polmonite, decisi di prendermi una settimana di riposo a Stoccolma, venne con me, e lì, ad un tratto scomparve perchè era stato raggiunto (o almeno così mi disse il Colonnello Lombardi, nostro Addetto Militare in Svezia) dalla sua conterranea Alida Valli, già numero 1 delle nostre dive del cinema, innamoratissima di lui.
Carlo tornò ad Helsinki con me, ma ci rimase poco perchè richiamato a Roma con Casero.

Non ci incontrammo mai più.
Dopo l’intervento dell’Italia in guerra, fui dislocato sul fronte francese e di lì rispedito su quello greco, dove incontrai di nuovo Casero, ora generale, che con le lacrime agli occhi mi disse della scomparsa di Carlo, “scomparsa” è il termine giusto perchè nessuno ha mai saputo dove e come fosse caduto.

Partì per un volo di ricognizione, mi pare, dalla base di Marsa Matruh in Libia e non vi fece più ritorno.

Dopo la guerra Casero fece ancora qualche tentativo di ricostruire la fine di Carlo, ma delle sue ricerche non seppi nulla perchè frattanto era andato in pensione, o comunque si era ritirato dal servizio attivo dopo avere sposato la vedova di Enrico Mattei, il grande petroliere
».

Il governo finlandese, oltre ai 25 Fiat G. 50 italiani, aveva acquistato dagli Stati Uniti d’America anche 43 caccia Brewster F2A-1 Buffalo monoplani monoposto con motore Wright “Cyclone” da 950 HP.
Robert A. Winston, pilota americano appena ritiratosi dal servizio con la Navy, all’età di 32 anni, era stato incaricato dalla casa costruttrice di consegnare i 43 F2A-1 alla Finlandia; i velivoli furono trasportati via mare in containers dagli Stati Uniti alla Svezia ove furono messi in condizioni di volo dalla SAAB.
Il pilota Winston si preoccupò del trasporto dei Brewster da Göteborg a Trollhättan in Finlandia ove già si trovava il tenente Cugnasca. Il 25 febbraio 1940, infatti, il primo G.50 era giunto in volo a Trollhättan e Cugnasca, prima di atterrare, si esibì in una elegante dimostrazione di acrobazia; il 26 febbraio giunse a Trollhättan il secondo G.50 ed il 28 febbraio ne arrivarono altri due; in giornata il tenente Cugnasca fu sfidato da Winston in una finta caccia; il G.50 risultò più veloce, ma il Brewster si dimostrò più idoneo al combattimento manovrato.
E’ da chiarire che Cugnasca non prese parte alle missioni contro i sovietici, ma alcuni volontari autorizzati si recarono in Finlandia a combattere; tra di essi ci fu il sergente maggiore pilota Diego Manzocchi che si arruolò nell’Aeronautica finlandese e cadde in combattimento sul Lago Ladoga dopo una serie di vittoriosi duelli con i Rata sovietici.
Manzocchi fu decorato alla memoria con il massimo riconoscimento finlandese ed ora riposa ad Helsinki nel cimitero degli eroi.
La guerra fra Finlandia e URSS, scoppiata il 30 novembre 1939, terminò il 13 marzo 1940 quando Cugnasca era ormai rientrato in Italia con tutti i componenti della missione italiana.

Una volta giunto in Patria, egli fu assegnato al 20°Gruppo Caccia armato con velivoli G.50.
Alla fine dell’estate 1940 il governo italiano, nonostante il parere contrario dello Stato Maggiore dell’Aeronautica, decise di inviare un Corpo Aereo Italiano (CAI) sul fronte della Manica per prendere parte alla battaglia d’Inghilterra e il ten. Cugnasca, sempre al 20° Gruppo, forte di 34 caccia G.50, partì per l’aeroporto di Maldegen in Belgio.
La prima azione sul fronte della Manica del 20° Gruppo con i G.50 fu svolta nel pomeriggio del 29 ottobre 1940; i G.50 tornarono senza danni a Maldegen.

Le missioni continuarono con alterne vicende; il 10 gennaio 1941 il 20° Gruppo divenne autonomo e continuò ad operare isolatamente in missioni di scorta; il pericolo più grave corso dai piloti fu quello rappresentato dalle avverse condizioni meteorologiche e dalla indisponibilità sui G.50 di mezzi adeguati per il volo strumentale.

Il 15 aprile 1941 il 20°, quale ultimo reparto del CAI, ricevette l’ordine di rientrare in Italia e di versare i G.50 ancora disponibili al 12° Gruppo caccia terrestre.
Il 15 gennaio 1941, a Ciampino, era stato intanto costituito il 155° Gruppo caccia, anch’esso armato con i G.50, che il 1° febbraio successivo venne trasferito a Tripoli dove, ai primi di aprile 1941, gli vennero assegnati i piloti del disciolto 20° Gruppo già impegnato in Africa settentrionale per la riconquista di Tobruk e, tra i nuovi arrivati, ci fu anche il ten. Cugnasca.
Il 9 aprile 1941 egli intercettò tre caccia Hurricane del 73° Fighter Squadron della RAF e ne abbatté uno; l’11 aprile Cugnasca tornò in azione per scortare una formazione mista di Ju.87 Stuka tedeschi e italiani in missione di bombardamento della piazzaforte di Tobruk; il gregario maresciallo Serafini riuscì ad abbattere un altro Hurricane del 72° Squadron.
Il 14 aprile il 155° Gruppo disponeva ormai di soli otto G.50 efficienti; all’alba una formazione di Bristol Blenheim bombardò Derna n° 1, ma fortunatamente risparmiò gli otto G.50 ancora efficienti.
Poco dopo i G.50 decollarono al comando del capitano Angelo Fanello che aveva come gregari Tattanelli, Biccolini, Cugnasca, Galletti, Serafini, Martinelli e Buvoli; il compito consisteva nella scorta di 42 Ju.87 del Gruppo “Africa” e di sette Ju.87 del 96° Gruppo italiano.
In vicinanza di Tobruk arrivarono gli Hurricane; Tattanelli ingaggiò combattimento con un Hurricane e riuscì ad abbatterlo; Martinelli, gregario di Cugnasca, ne abbattè un altro; Fanello da solo ingaggiò un altro Hurricane e riuscì ad abbatterlo, ma alla fine si accorse che dalla sua formazione mancavano due G.50; pertanto egli invertì la rotta e tornò sul luogo del combattimento.
Al suolo giacevano tre relitti: l’Hurricane del capitano Smith del 73° Fighter Squadron da lui stesso abbattuto, contornato da due G.50 di cui uno in fiamme ed uno immerso in un grande polverone per un atterraggio rovinoso; si trattava degli aerei di Cugnasca e di Martinelli che avevano così perduto la vita in combattimento.

Nel luglio 1943 all’8° Gruppo Caccia, al quale ero in forza, schierato sull’aeroporto di Luni Sarzana, fu assegnato il compito della difesa aerea della Toscana e della scorta alle Forze Navali da Battaglia all’ancora nel porto di La Spezia.
Successivamente alcuni piloti ed alcuni velivoli furono rischierati sull’aeroporto satellite di Migliarino Pisano (Metato) per poter meglio intervenire nelle intercettazioni dei bombardieri nemici in azione sulla Toscana, ma - poichè a Luni Sarzana vi erano solo baracche - tutti gli ufficiali piloti di Sarzana e di Metato vennero alloggiati all’ albergo “ Tirreno” di Marina di Massa dove si ritrovavano al cadere della notte e da dove partivano alle prime luci di ogni giorno.

Al rientro, in una sera dei primi di agosto, mi incontrai “vis a vis” con l’attrice Alida Valli, ospite di quell’albergo, notando in lei un certo imbarazzo durante la breve conversazione che intercorse tra noi.
Avevo 22 anni e trovavo molto emozionante parlare con una attrice ormai famosa; aveva già girato i films “Manon Lescaut” (1939) ed “Ore 9 lezione di chimica” (1941).

Nata a Pola il 31 maggio 1922,Alida Valli Maria Laura Altenburger, aveva incontrato a Como il giovane Carlo Cugnasca del quale si era perdutamente innamorata; la morte in combattimento del fidanzato l’aveva profondamente colpita e il mio incontro in divisa di tenente pilota l’aveva certamente emozionata.
Nel dopoguerra parlai dell’episodio con il colonnello Fanello, mio comandante, e con il generale Casero nel corso di un pranzo al quale m’invitò dopo che aveva sposato la vedova del petroliere Mattei.

Il film dell’Istituto Luce, intitolato “Piloti: Storia dell’Aeronautica Italiana”, cita brevemente il mio incontro con Alida Valli e mi ritrae a bordo di uno Spitfire IX.

Ho quindi colto ora questa possibilità di chiarire un episodio di pace e di guerra che né Indro Montanelli, né Giuseppe Casero erano riusciti a mettere a fuoco.

giovedì 14 maggio 2009

Zio Mario Zia Anna Matilde




Lo zio Mario, la zia Anna, Matilde ed l'impeccabile amico di famiglia Col. Franich, felice possessore di una eccezionale Lancia Aurelia B20.

domenica 3 maggio 2009

Piloti di F84G Thunderjet




La storia dell'Aeronautica non è composta solo di macchine volanti, ma è fatta sopratutto da uomini.

giovedì 30 aprile 2009

Pereat hostilis anguis fulmine ictus




La dicitura "Pereat hostilis anguis fulmine ictus" è stata scritta con la collaborazione della Prof Matilde Scarciglia, coniugata Pesce, che insegnando latino, confermò la corretta impostazione grammaticale e sintattica della frase.

Il disegno è opera dell'allora Tenente in Spe Lamberto Bartolucci, ora Generale di Squadra Aerea (a.r.).

I piloti della formazione che prese possesso dell'aeroporto di Villafranca Vr
1 CSMD 2 CSMA 1 SCSMA



Il coordinamento generale dovrebbe essere stato dell'allora Capitano in Spe Giuseppe Pesce.



Inaugurazione ala Museo A.M. 1980

sabato 25 aprile 2009

Cimitero di Casalbagliano








Nella cappella di famiglia riposano i genitori, il fratello, la sorella e la moglie di Pino

lunedì 20 aprile 2009

Cerimonia Funebre



Cerimonia funebre giovedi 16 Aprile ore 10.00 Chiesa di Sant'Antonio ad Orte Scalo.

Foto di V. Marcoccio

mercoledì 15 aprile 2009

Giuseppe Pesce è decollato da questa terra


Giuseppe "Pino" Pesce ha abbandonato le vicissitudini terrene.

E' serenamente mancato alle ore 21,20 del 14 Aprile nella sua abitazione di Orte Scalo.

I funerali sono organizzati per le ore 10.00 del 16 Aprile nella basilica di S.Antonio ad Orte Scalo.

E' stato tumulato nella cappella di famiglia "Fratelli Pesce" a CasalBagliano (Al).

Foto di V. Marcoccio