domenica 3 gennaio 2010

Paolo VI, Osservatore d'aeroplano






Correva l'anno 1978, anno nel quale Moro, Leone, Papa Giovanni Paolo I dovettero abbandonare...

Anche Paolo VI dovette abbandonare la sera di Domenica 6 Agosto 1978

La domenica precedente, 30 Luglio 1978 Giuseppe e Matilde Pesce furono invitati e, subito dopo l'Angelus,  ricevuti a CastelGandolfo per una breve cerimonia di scambi di cortesie.

In quella occasione Paolo VI ufficializzò la donazione al Museo dell'Aeronautica di Vigna di Valle, di  quella mongolfiera che Napoleone, assistito dal Cardinal Carlo Caselli, aveva fatto innalzare, insieme ad altre, nel cielo di Parigi nei giorni della sua incoronazione ad Imperatore,e che tra il 16 e il 17 Dicembre 1804 una corrente "jetstream" aveva trasportato a Roma, nelle acque del Lago di Bracciano antistanti Trevignano.


Napoleone, non fu contento del fatto che iniziasse a circolare la voce che la mongolfiera avesse toccato, prima di finire nel lago, il monumento sulla Via Cassia conosciuto con il nome  "La Tomba di Nerone".

Evidentemente lui, Imperatore da pochi giorni, già temeva di fare la stessa fine dell'Imperatore Nerone; ma probabilmente non sapeva che il contatto con quel monumento funebre sulla Via Cassia, era molto probabilmente esistito solo nelle chiacchiere.

Così convocò il costruttore della mongolfiera per un CdM ("Cazziatone della Mad....na"), rimarcando il fatto che quel fortunoso atterraggio poteva essere interpretato come presagio di cattiva sorte (jella, ndr); ed in effetti il costruttore aeronauta Andre Garnerin fu ben presto allontanato dagli incarichi governativi.

Davanti ai "media", invece, Napoleone, "more solito"  rigirò la frittata e annunciò che questo era un segno di un fausto destino che lo invitava a raggiungere Roma e quindi chiese al Papa Pio VII che quella mongolfiera fosse mostrata al grande pubblico, mettendo in evidenza   "lo straordinariamente piccolo [ndr]" numero di ore (22, ndr)  impiegate nel volo Parigi-Roma.


Questa ultima volontà di Napoleone si è esattamente avverata, in tempi recenti, al Museo di Vigna di Valle,  corredata da  una targa con l'esatta indicazione delle ore di volo.

Nell''occasione dello scambio dei doni a CastelGandolfo, a Papa Paolo VI fu offerto dall' A.M.I. un brevetto di "osservatore aereo" per la sua lunga navigazione area; Paolo VI, ricambiò, offrendo una medaglia ricordo.

Dalle foto scattate, in quella occasione, non sembrava che il Papa fosse in condizioni critiche, anzi..

Il Pittsburgh Gazzette pubblicò questo articolo con il titolo " The Flying Pope".






Proveniente da un'altra sponda dell'Oceano c'e un interessante commento da Auckland, New Zealand inviatoci da Cyril Skynner; Gajardi questi Aussie!



Per i più attenti ecco per Voi, l'Angelus del 30 Luglio 1978, ultimo Angelus di Paolo VI:

Stranamente non c'è alcuna indicazione di quanto riportato dagli Australiani!

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Invece da un riassunto dell'incoronazione di Napoleone


An unmanned balloon, ablaze with 3,000 lights forming an Imperial crown was launched from the front of Notre Dame cathedral as part of the coronation celebrations. André-Jaçques Garnerin was paid the sum of 23,500 francs for the construction and launching of the large balloon. The balloon came to earth in Lake Bracciano near Rome 46 hours
[!] later. Napoleon considered this another omen of his destiny and suggested that the balloon be put on display in Rome with an account of the "extraordinary event".

P.S. Il 30 Luglio 1978, coincidenza infausta, anche il Gen. Umberto Nobile concluse la sua avventura terrena.

8 commenti:

Giovanni Pesce ha detto...

Il "Ballon du Sacre" e l'inizio del diritto aeronautico
di Carlo Piola Caselli



In seguito alla ratifica Concordato del 1801 tra Pio VII e Bonaparte, Primo Console, con cui si era ristabilita la religione cattolica in Francia, Napoleone, fattosi proclamare Imperatore, volle che il Papa andasse a Parigi per il "Sacre", ossia per la solenne cerimonia dell'incoronazione, che si svolse il 2 dicembre 1804 a Notre-Dame.
Nei giorni seguenti furono fatti molti festeggiamenti, il 3 con un innalzamento di cinque aerostati in Place de la Concorde, uno dei quali molto decorato, poi la sera del 16 la città di Parigi fece lanciare in suo onore, dalla piazza della cattedrale, il grande pallone ad idrogeno, detto il "Ballon du Sacre", il quale, senza persona a bordo ed in balìa del vento, andò dapprima a librarsi sul Delfinato, poi sulle coste a sud della Francia e quindi venne portato dalle correnti aeree, sorvolando il Mediterraneo, con un volo complessivo di 22 ore, fino al Lago di Bracciano dove, avendo perso quota, all'imbrunire del 17 venne rincorso invano dai pescatori di Anguillara, i quali però riuscirono ad impossessarsene la mattina del 18, anche se in maniera furbesca, essendo finito su di un albero a Vigna Campana, dall'altra parte dello specchio d'acqua.
I simpaticissimi pescatori anguillarini lo recarono baldanzosamente, come un trofeo, al feudatario di Anguillara, Filippo Agapito Grillo duca di Mondragone e Grande di Spagna, il quale si accorse che portava con sé un biglietto di André-Jacques Garnerin, l'aerostiere che lo aveva confezionato e lanciato, allora capì, tanto più che in quel periodo il Papa era ancora nella capitale francese, quanto fosse urgente, tramite la propria madre residente a Roma, la principessa Maria Rosa Sanseverino, fare avvertire del prodigioso evento il segretario di Stato cardinale Ercole Consalvi, residente al Quirinale, il quale così poté informarne la stampa ed inviare un corriere straordinario a Parigi. Poi questo globo aerostatico venne esposto nella Biblioteca Apostolica Vaticana .
All'inizio discussero della questione tutti i dotti, principalmente in Italia ed in Francia, poi quando la città di Parigi volle premiare con 30 marenghi d'oro il commando dei pescatori, che aveva recuperato il prezioso globo aerostatico, insorsero i vignaioli, nel cui terreno, feudo del marchese Giovanni Torlonia che lo aveva rilevato dal duca di Bracciano, era stato rinvenuto e carpito loro con astuzia, per avere la loro parte.
Cosicché Torlonia reclamò l'aerostato, il duca non poté darglielo poiché era ormai diventato una questione di Stato, allora si rivolse a Consalvi per avere giustizia, il quale tagliò corto requisendo il pallone, proprio come fa l'arbitro, e mettendo tutto nelle mani di una «Congregazione Particolare», composta di tre giudici rotali (eminenze grige della cassazione dell'epoca), cosicché la vertenza venne intitolata «Romana Globi Areostatici», senza possibilità di appello, con il concorso di due avvocati di grande scienza giuridica e prestigio.

Giovanni Pesce ha detto...

L'Osservatore Romano

La morte di Paolo VI

04 agosto 2018

Quella domenica nulla lasciava presagire quanto la sera sarebbe accaduto a Castel Gandolfo. Solo un comunicato aveva avvertito che Paolo VI, per il riacutizzarsi dell’artrosi di cui da anni soffriva, non avrebbe potuto prendere parte all’incontro con i fedeli per l’Angelus. In realtà il Papa non era nemmeno riuscito a scrivere le parole introduttive della preghiera mariana, come aveva fatto per quindici anni personalmente ogni martedì per l’udienza generale del giorno dopo e alla vigilia dell’incontro domenicale.

Giuseppe Macrì, «Paolo VI morto»

All’inizio del pontificato, si era chiesto se mantenere la consuetudine iniziata da Pacelli. «C’è stato l’Angelus alla finestra. Non mi sono sentito di affacciarmi a quella del terzo piano, dove apparivano i Papi Pio e Giovanni; avrei forse lasciato cadere questo singolare dialogo con la Piazza San Pietro; ma essa era piena di gente, di fedeli anzi, che attendevano: immenso e commovente spettacolo» aveva annotato Montini. Per quel giorno, festa della Trasfigurazione, il Pontefice aveva comunque dato indicazioni per preparare un breve discorso, che venne infatti diffuso.

Paolo VI sentiva avvicinarsi la fine della sua vita terrena, e sulla morte aveva a lungo meditato, sin dagli anni giovanili. Ma la consapevolezza della sua inesorabilità «non giova se questa persuasione non è presente e sentita nello spirito» aveva scritto ancora non quarantenne dopo una lunga malattia, perché «è un monito di vigilanza e di attesa che dispone l’animo a tutta la bontà e la pietà di cui è capace». I cenni alla sua fine che avvertiva non lontana si erano poi moltiplicati soprattutto nell’ultimo anno, quando «il corso naturale della nostra vita volge al tramonto» aveva detto quaranta giorni prima, nella festa dei santi Pietro e Paolo, delineando nel quindicesimo anniversario un bilancio del pontificato.

Sfinito dalla febbre, il Pontefice era comunque riuscito a lavorare per tutta la settimana. Martedì aveva celebrato alle Frattocchie nell’ultima uscita da Castel Gandolfo, il giorno dopo aveva tenuto l’udienza generale, giovedì aveva ricevuto il presidente italiano Sandro Pertini, da poco eletto al Quirinale, e aveva lavorato sino a tardi, come era solito fare, sino a venerdì sera. Ma domenica mattina non riuscì a celebrare e il segretario gli disse che avrebbe celebrato per lui nel pomeriggio.

Durante la messa «ebbi la percezione che quella Comunione era il suo Viatico» ha scritto Pasquale Macchi nell’asciutto e impressionante racconto delle ultime ore di Paolo VI. «Subito, subito» rispose il Papa alla proposta di ricevere l’unzione dei malati. «Al termine fece un gesto con la mano, senza parlare, esprimendo così il saluto, la gratitudine, il commiato». Tre ore dopo Montini si spegneva.

Nella calura soffocante di quell’estate si concludeva così, repentinamente, un pontificato decisivo per il cattolicesimo contemporaneo. Grazie alla testimonianza personale di un uomo che, vescovo di Milano, predicando il primo giorno dell’anno aveva detto: «Diventiamo davvero cristiani e imbeviamo il tempo che passa di un valore eterno; ritroveremo tutto questo il giorno finale alla sera della nostra vita».

Giovanni Pesce ha detto...

​ "In tema di esperienze aerostatiche eseguite a Roma, piacemi ricordare la caduta, in Anguillara Sabazia, presso Roma, del famoso pallone innalzato a Parigi il 16 dicembre 1804, in occasione delle feste per l’ incoronazione di Napoleone 1°. Questa magnifica mongolfiera, che costò 23.500 franchi, fu uno dei numeri più belli del programma di quei festeggiamenti. Era tutta adorna di drappi, con sotto un’ aquila ed una corona imperiale illuminata da ben 3.000 vetri colorati. La partenza avvenne il 16 dicembre 1804, dall’ atrio di Notre Dame, mentre tutta Parigi acclamava. Trasportato dal vento, nello spazio di poche ore, il pallone giunse in Italia, e andò a cadere ad Anguillara sul lago di Bracciano, dopo aver toccato terra più volte, e dopo aver urtato contro la cosiddetta tomba di Nerone, sulla via Cassia, ove lasciò impigliata una parte della corona imperiale. Si dice che quando Napoleone venne a conoscenza di quest’ultimo particolare, rimase profondamente turbato, poiché alla sua mentalità superstiziosa il fatto che la sua corona andasse ad infrangersi sulla tomba del famoso imperatore, la cui triste fine, dopo un periodo di gloria e di onori, è ben nota, gli apparve quale segno funesto; e si dice che in seguito a tale fatto Napoleone non volle più sentire parlare di Aeronautica. Ora desidero qui dare una notizia che pochi conoscono. Questo famoso aerostato di Parigi esiste tuttora, e si trova ben conservato nei magazzini del Vaticano. Esso è pertanto il più antico cimelio aeronautico che si possegga, non trovandosi, per quel che si sappia, in nessun luogo un oggetto simile che rimonti più in là del 1804. L’avvenimento della caduta del pallone ad Anguillara Sabazia è riportato in parecchi documenti storici. Il primo è una lettera che il duca di Mondragone dirigeva da Anguillara al card. Consalvi, segretario di Stato di Pio VII: "Ieri sera, 17 dicembre, verso le ventiquattro ore (circa il tramonto del sole secondo l’orologio italiano) si vide comparire nell’ aria un globo di smisurata grandezza che a poco a poco cadde nel lago di Bracciano nelle cui acque sembrava una casa galleggiante. Diversi navicellai vennero spediti nella stessa notte perché se ne impadronissero e lo conducessero a terra, ma insorsero tra loro alcuni alterchi, i quali impedirono l'operazione. Ritornativi questa mattina, per mezzo di una barca l’hanno trasportato nella riva".

Giovanni Pesce ha detto...


Il fatto della discesa ad Anguillara è raccontato dall’abate Vincenzo Iacometti, il quale verso il 1810 scrisse alcune memorie storiche sulla città di Sabazia, memorie che si conservano tuttora inedite dal rev. don Angelo Zibellini parroco di Anguillara, alla cui cortesia debbo la comunicazione del brano che riguarda l’aerostato di Napoleone. Dice l’abate Iacometti nel suo manoscritto: "Sotto questo principe (don Filippo Agapito Grillo), mentre godeva di dimorare in questo feudo di Anguillara, il dì 17 dicembre dell’ anno 1804, sul tramonto del sole, cadde poco lungi nel lago, un globo aerostatico di smisurata grandezza, fatto con ogni scrupolo di maestria, ed elevato il giorno innanzi sera, a Parigi, da un certo signor Garnerin. Non vi è notizia che mai altro simile globo abbia fatto un tragitto così considerabile, per il che molti a gran fatica s'indussero a crederlo, sebbene annunziato da pubblici fogli". Il prof. Tomassetti nella sua opera: "La campagna romana, antica, medioevale e moderna (vol.2°)", parlando di Anguillara e del pallone di Napoleone aggiunge questo particolare: "Gli uomini della casa Torlonia andarono a prendere l’ aerostato; ma siccome il terreno era di Anguillara ne derivò una causa tra don Giovanni Torlonia e il Duca di Mondragone, la quale finì con il sequestro del pallone per ordine di Pio VII. Difatti questo curioso oggetto si conserva ancora, in modo assai scomposto, nella Floreria del Vaticano". E nella Floreria del Vaticano rimase realmente fino a pochi anni fa, abbandonato e dimenticato. Nel 1904, gli addetti alla Floreria Apostolica lo rinvennero casualmente in un angolo di un magazzino, dopo esattamente un intero secolo di oblio. Fu allora posto in una apposita cassa dove tuttora si trova. Della sua attuale conservazione non abbiamo che a rallegrarci. I danni causati dal lungo tempo trascorso e dall’ incuria degli uomini sono notevoli: di tutto il pallone non rimane che il solo involucro interno e la rete, l’uno e l’altra squarciate e corrose in più punti: dell’antica bellezza e ricchezza non v’ è più nulla. Questo antenato degli aeroplani, dei dirigibili e degli idrovolanti è una interessante memoria che Roma dovrà conservare. Come ho già detto, esso è il cimelio aeronautico più antico che si conosca. Quando si potrà realizzare il voto espresso da molti, di costruire qui in Roma un museo dell’ Aeronautica, l’aerostato di Napoleone vi dovrà figurare in primo posto, essendo esso l’ unico superstite dell’epoca delle mongolfiere, e il più antico ricordo degli inizi dell’ Aeronautica". Quanto auspicato dal P. Emanuelli, autore del libretto, è poi divenuto realtà. Il "Pallone di Napoleone" si trova attualmente esposto a Vigna di Valle nel Museo storico dell’ Aeronautica.

​Da un libretto del 1927 trovato sulla bancarella di un rigattiere, un brano di notevole valore storico.

Giovanni Pesce ha detto...

Il piemontese Carlo Piola Caselli, probabile parente del Cardinal Caselli, non ritiene storicamente possibile l'impatto del "Balloon" con il monumento conosciuto con il nome di "Tomba di Nerone", posizionato sulla Via Cassia 739-749 e propone due indizi a favore delle sue idee

1) Non ci sono ne reperti ne testimonianze "romane" di avvistamento o impatto;

2) Le quote altimetriche della Tomba di Nerone (104 m.), quella del Lago di Bracciano (164 m.) e delle intermedie colline Sabatine (210 m.) propendono a sfavore di quella tesi dell'impatto proposta da "illustri scrittori di storia locale ed aeronautica, collezionisti, persino generali".


Giovanni Pesce ha detto...

La lettera di Garnerin, che era inclusa nel balloon" e che chiedeva a chi avesse trovato il relitto di avvisare il costruttore stesso:

Sopra c’era scritto: “Il pallone portatore di questa lettera si è innalzato da Parigi la sera del 25 frimale (16 dicembre, secondo il calendario rivoluzionario), per opera del signor Garnerin, aeronauta privilegiato di S.M. l’Imperatore di Russia, ed ordinario del Governo Francese, nella circostanza della festa data dalla città di Parigi a S.M. l’Imperatore Napoleone. Quelli che troveranno questo pallone, sono pregati di averne cura e di ragguagliare il signor Garnerin sul luogo in cui è disceso”.

Anonimo ha detto...

Il cimelio aeronautico di Vigna di Valle non è quello di Garnerin

Il pallone aerostatico che è conservato nel Museo di Vigna di Valle non è il pallone di Garnerin, lanciato in volo da Parigi la sera del 16 dicembre 1804 ed arrivato il 17 all'imbrunire nelle acque del lago di Bracciano, poiché la sua circonferenza, secondo i dati recentemente forniti dalla Soprintendenza che ne ha curato il restauro, è di 22,70 metri, che equivarrebbe ad un globo sferico di circa 140 mc. e di un diametro di 6,40 m. circa.

Invece, il pallone di Garnerin era di 3.000 mc., che equivalgono ad un diametro di circa 17,90 m.; inoltre, il pallone di Garnerin era completamente in seta, gommata, per offrire resistenza alla dispersione dell'idrogeno, e non in 4 spicchi di semplice seta alternata con altri 4 in cotone.

Il reperto è indubbiamente interessante, ma non è lo sferico di Garnerin partito da Parigi, essendo una manufatto “da piccolo cabotaggio”. Prima ne avevo ventilato il sospetto, ora ne ho la certezza.

Per un'analisi più approfondita, anche sul fatto che non esiste alcuna testimonianza dell'epoca suffragante che lo sferico di Garnerin abbia toccato la cosiddetta “Tomba di Nerone”, si può leggere il mio libro, “Il 'Ballon du Sacre' e l'inizio del diritto aeronautico”, 2015, ricco di dettagli storici, acquisibile in internet, ed il mio elzeviro “Le frottole aeronautiche sulla tomba di Nerone”, «Voce Romana», n. 48, 2017, pp. 28-29, ormai scaricabile da internet.

Anonimo ha detto...

La famiglia Piola Caselli deriva dal conte Antonio Piola, consigliere del Re, il quale aveva sposato Luigia Caselli, la pronipote del Cardinale.